Domenica 4 Febbraio 2018 ore
18,00
Salvo Saitta
in
IL
BERRETTO A SONAGLI
di Luigi
Pirandello
Con
Katy Saitta, Aldo Mangiù, Eduardo Saitta
Eleonora Musumeci, Lucia Mangion,
Viviana Toscano, Angela Stallone
Regia:
Eduardo Saitta
“
…possibile che io col mio senso del teatro, col mio senso di misura,
mi sia ingannato, smarrito, perduto nello scrivere una commedia non
costruita affannosamente e faticosamente, ma venuta di getto in meno
di sette giorni, nata e non fatta ?”
Fu questo il primo pensiero di Luigi Pirandello quando lesse la
recensione del giornale “La Tribuna” del suo “berretto a sonagli”
dopo la prima a Roma. Sembra strano, ma in realtà quella prima de
“a burritta ccu i ciancianeddi” interpretata da Angelo Musco,
lasciò il pubblico sbalestrato. Era impossibile che un testo come
questo pieno di contenuti importanti, fondamentali per la vita non
fosse stato recepito dalla platea. Il problema era nel linguaggio;
l’intuizione, allora, in questo caso il genio che era in Pirandello
gli suggerì di tradurre la commedia in lingua conservando lo stesso
spirito ma soprattutto la costruzione delle frasi, così come erano
state scritte in siciliano così dovevano essere fedelmente tradotte,
in modo tale da conservare i suoni della nostra “lingua”, quella
siciliana appunto. Consegnato poi il copione a Musco col
suggerimento d’interpretare Ciampa così come aveva fatto in
precedenza, cioè con la stessa sicilianità, con la sola variante
della lingua, ecco che ne venne fuori quel grande capolavoro di cui
adesso stiamo parlando.
Note di regia:
E per celebrare la 50esima stagione teatrale ed i 52 anni di
carriera di mio padre festeggiati da un lungo tour nei Teatri delle
Sicilia e di Tutta Italia, non c’era altro testo se non il
berretto a sonagli. mi sono sentito in dovere di pensare ad una
ripresa di questo spettacolo che trova in Salvo Saitta uno
straordinario Ciampa così come Sergio Sciacca lo definisce in una
critica del 16 maggio del 2001 (Salvo Saitta è stato uno
straordinario Ciampa: consapevole ma guardingo, pronto a fuggire
dalla convenzione della recitazione verso la metafora, la
considerazione psicologica: una vera controfigura di Pirandello)
per farne godere il pubblico ancora una volta e non solo delle
singole interpretazioni ma anche e soprattutto di quei concetti, di
quella filosofia pirandelliana, di quell’estratto di vita, di verità
che l’autore riuscì a mettere su carta facendone divenire per il
teatro opera intramontabile.