22 GENNAIO 2017 ore 18,00

Cosimo Coltraro

in

I MARRUNATI DI GIUFA'

di Cosimo Coltraro (dai racconti di Giuseppe Pitrè)
con: Cosimo Coltraro, Laura Giordani, Gianluca Barbagallo e Agata Castorina


Attore Siciliano fra i più popolari e poliedrici, Cosimo Coltraro porta a teatro una delicatissima favola:
“I marrunati di Giufà”. Nella tradizione siciliana, Giufà (o Giuchà o Jochà o G'ha) è l'eroe o l'antieroe di una serie di storie popolari fiorite nel bacino del Mediterraneo. Personaggio creato in chiave comica, caricatura di tutti i bambini siciliani, Giufà ci fa sorridere, con le sue incredibili storie di sfortuna, sciocchezza e saggezza, ma ha anche il gran merito di farci conoscere meglio la cultura dominante in Sicilia tra fine Ottocento e inizi Novecento.

Origini storiche:

In realtà, sebbene la sua comparsa nella tradizione scritta siciliana risalga a tempi relativamente recenti, Giufà (o Giuchà o Jochà o G'ha) è l'eroe o l'antieroe di una serie di storie popolari fiorite nel bacino del Mediterraneo e diffuse in particolare nel periodo della diaspora giudeo-spagnola e orientale: se le più antiche testimoninanze risalgono infatti a racconti arabi anonimi del IX secolo (come dimostra lo stesso nome del ragazzino (che nel dialetto palermitano divenne l'abbreviativo di Giovanni), è nelle famiglie ebraiche di Turchia, Grecia, ex-Iugoslavia, Bulgaria, Israele e Marocco, che si sono tramandate oralmente di generazione in generazione, le gesta eroicomiche di questa figura popolare. Ancora oggi nei paesi del Maghreb esistono cicli di racconti che hanno come protagonista Djehà (pron. giuhà), che, con il siciliano Giufà, sicuramente condivide una medesima radice popolare. Secondo alcuni, Giufà/Jehà deriverebbe da un personaggio storico realmente esistito agli inizi dell'XI secolo d.C. nella penisola anatolica (l'attuale Turchia). Si tratterebbe della personalità piuttosto eccentrica di Nasreddin Khoja (Il Maestro Nasreddin), che nell'area culturale araba si sarebbe poi diffuso con il nome di Djeha o Jusuf, innestandosi poi nella tradizione siciliana come Giufà.

Tradizione siciliana:

Giufà è un personaggio assolutamente privo di ogni malizia e furberia, credulone, facile preda di malandrini e truffatori di ogni genere. Nella sua vita gli saranno rubati con estrema facilità una pentola, un maiale, un pollo arrosto, un asino, una gallina ed un tacchino. L'iperbolica trama descritta dal Pitrè prende spunto da fatti realmente ricorrenti nelle campagne del palermitano, quando ladri e imbroglioni erano soliti fare ai ragazzi promesse allettanti (che mai avrebbero mantenuto) per ottenerne in cambio prelibatezze sottratte alla campagna dei loro genitori. Un esempio della tipica stoltezza del nostro eroe si ha nell'episodio "Giufà tirati la porta" nel quale sua madre gli ricorda: "Quando esci, tirati dietro la porta", nel senso di "accosta, chiudi, la porta". Ma il giovane prende alla lettera l'invito e, anziché chiudere la porta, la scardina e se la porta a messa. Giufà è un bambino, molto ignorante, che si esprime per frasi fatte e che conosce soltanto una certa tradizione orale impartitagli dalla madre. Nelle sue avventure egli si caccia spesso nei guai, ma riesce quasi sempre a uscirne illeso, spesso involontariamente. Giufà vive alla giornata, in maniera candida e spensierata, incurante di un mondo esterno che pare sempre sul punto di crollargli addosso. Personaggio creato in chiave comica, caricatura di tutti i bambini siciliani, Giufà ci fa sorridere, con le sue incredibili storie di sfortuna, sciocchezza e saggezza, ma ha anche il gran merito di farci conoscere meglio la cultura dominante in Sicilia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.